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A COLPI DI TAMBASS
il gioco del tamburello
Questa è la storia di un bambino nato proprio alla metà del secolo scorso a Revigliasco, un paese dell'Astigiano sdraiato fra fiume e collina sulla sponda sinistra del Tanaro. I nonni avrebbero voluto chiamarlo Celeste, perché era nato in un mattino d'inverno, freddo ma radioso, al termine di una notte piuttosto travagliata... Ma non appena lo ebbe tra le braccia, la mamma volle chiamarlo Aldo per dargli un nome corto, facile da pronunciare senza storpiature, cosa che spesso succedeva nei paesini di campagna, come segno di riconoscimento.

Nei giorni di festa c'era sempre un momento particolare: al pomeriggio, improvvisamente, la piazza sí svuotava e i rumori si attenuavano... In mezzo restavano soltanto alcuni uomini con pantaloni lunghi bianchi e magliette dai colori differenti, che si disponevano gli uni contro gli altri... Uno di loro affrettava la corsa, roteava il braccio e... toc... ecco un colpo secco che squarciava l'aria, tra i commenti dei presenti.
Intanto, dalla parte opposta della piazza, un altro giocatore correva verso la pallina e, roteando il braccio, la colpiva con un attrezzo rotondo che sembrava una padella e un altro ... toc... rispondeva al primo. Ogni tanto questo toc... toc... quasi monotono si fermava, mentre salivano gli applausi, le grida, gli incitamenti e anche qualche forte imprecazione. Poi il toc... toc... riprendeva, con altri colpi, altre corse, altre imprecazioni, altri applausi. E, verso l'imbrunire, la gente tornava a invadere la piazza per parlare, ridere, scherzare, mentre scroscianti battimani venivano indirizzati verso i giocatori per lo spettacolo offerto.

Questa era la festa e questo il tamburello, o tambass, come lo chiamavano i grandi, da quelle parti. Aldo ne rimaneva affascinato, finché una domenica sera, tornando a casa, si rivolse a suo papà ed esclamò: "Il tamburello è la cosa più bella che c'è".
Il tambass, un gioco educativo

Il tamburello di oggi - uno dei più impegnativi e spettacolari tra gli sport popolari - è presente in ogni provincia e regione italiana e diffuso anche a livello internazionale, ma le sue lontane origini lo tramandano come una raffinata abitudine nobiliare: saper giocare richiede infatti destrezza, sguardo acuto, intelligenza e sicurezza, capacità di adattamento e spirito di collaborazione. Molti sono i ragazzi che lo praticano con divertimento, sia nell'attività didattica o agonistica, sia nella quotidianità del loro ambiente di vita. La favola A colpi di tambass intende anche contribuire alla diffusione dei significati e dei valori autentici di questo sport, e alla creazione di riferimenti culturali e operativi per chi agisce per la promozione dello sviluppo integrale della persona e per la riduzione del disagio sociale.

«Gesto tecnico, forte intesa di squadra e senso dell'appartenenza alla comunità: il tamburello coinvolge ragazzi, giovani e anziani in entusiasmanti manifestazioni di piazza. È l'esperienza della vera dimensione sportiva, che attraversa contrade e nazioni con lo stesso sentimento, rimbalzando di muro in muro, come la pallina, contro anfratti e spuntoni. Gli storici baluardi che fungono da appoggio, se da una parte contengono il gioco rappresentando il senso della continuità, dall'altra preparano alle difficoltà della vita con la loro disomogeneità, a cui i giocatori esperti sanno rispondere "colpo su colpo". Il tamburello costituisce così un laboratorio educativo per le nuove generazioni, sía dal punto di vista atletico, sia da quello umano».

Stefania Belmondo,
campionessa olimpionica di sci di fondo





Aldo Marello (Cerot)

A COLPI DI TAMBASS

editore ARABA FENICE
edizione 2010
pagine 60
formato 17x24
plastificato con alette
tempo medio evasione ordine
ESAURITO

15.00 €
15.00 €

ISBN :
EAN : 9788895853826

 
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