Un commissario meridionale e un cronista torinese sono i principali protagonisti di questo romanzo giallo ambientato nella Torino degli anni '70. Una città cartesiana in cui ha fatto irruzione Belzebù, ex capitale risorgimentale e italiana, allora capitale dell'automobile e oggi proiettata verso un futuro tecnologico e turistico. Ma negli anni '70, è la "Chicago anni '30" per la nuova malavita dal "grilletto facile", ma è contemporaneamente avvolta da una patina di ottocentesco romanticismo. Anche un commissario alle prese ogni giorno con bulli e duri riesce ancora a innamorarsi. Giallo avvincente, e come tutti i gialli ricco di suspense e di colpi di scena, il libro segue il mistero affollato di personaggi, non solo della società-bene, ma anche della profonda periferia: eleganti truffatori e ragazze di vita, astuti imbroglioni e operai fuori di testa per il troppo lavoro, "figli di papà" la cui ambizione di successo li porta alla rovina. In questa folla di facce si aggirano il commissario dagli occhiali scuri e Paolo, il reporter che non si è arreso al cinismo e che beve per darsi coraggio, con le loro malinconie e rimpianti, entusiasmi e rabbie. Un libro serio e ironico, dolce e allo stesso tempo amaro, in cui su molto nero brilla il rosso del sentimento.