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DIGITAL SESSIONS
by Christian Crisbasan

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A nude presupposes a constant eye/body relationship. From a semiological point of view, we are talking about signified and signifier while putting aside ethical /aesthetic justifications. A nude does not presuppose "disrobing" or "nakedness"; although the two terms have a common origin, their connotation is quite different. The women in Crisbasan's photographs are not naked in the sense of being tricked, they do not have to improvise, show themselves in an obscene manner or are positioned in such a way as to stir excitement. They have a diffuse erotic meaning. They are "nudus" – naked, simple, and defenseless.
The photographs of Cristian Crisbasan present nudes of an apparently frivolous woman, an exponent of a daring, yet refined eroticism, somehow lascivious, on the borderline of licentiousness. His nudes are reminiscent of classical 19th century nudes, photographs taken in order to represent the woman from an anatomical point of view – inspired by real life, with the disproportions and defects inherent to an authentic and alive rather than a staged model.
Crisbasan is looking for reality – the context and the compositional scheme change with each photograph, but the woman continues to be presented in the same manner. What matters is the honesty and naturalness of attitude, the depiction of unaltered painterly gradation, a play of light and shadow/light and darkness. The anatomic parts underlined are parts of a linear anatomical corpus.
The woman selected by Crisbasan is not a prototype of the ideal woman. She is not a model. She is not looking for perfection, and least of all for artificiality. As a matter of fact, Crisbasan confesses that he does not like to photograph fashion models, exactly because he sees them as artificial, fake and superficial beings altered by their profession. Choosing a model for one of his photographs is such a complex process that it could even be the subject of a documentary: following the model stealthily, getting close, the feeling of trust that the artist provides so that she can disrobe – the direct consequence has the meaning of a confession.
Crisbasan's voyeurism is obvious. At the same time, however, exactly because he is a voyeur, his images are subjective. Touching is not of interest to him, and materiality is just as frivolous – he is not interested in it. That is why the subjectivity of his images brings him close to the realm of the fine arts instead of to simple erotic publications. He does not stage anything, and he allows the model to act as she desires. More than that, he provokes. He states her independence from the shutter. Crisbasan does not invite his models to "pose"; one could even say he invites them to an intimate encounter.
Un nudo presuppone il rapposto costante tra occhio e corpo. Da un punto di vista semiologico, stiamo parlando di significato e significante, senza riferimenti a giustificazioni etiche o estetiche. Un nudo non presuppone lo "spogliarsi" o la nudità; l'origine dei due termini è comune, ma essi hanno connotazioni diverse. Le donne delle fotografie di Crisbasan non sono nude: acconciate, preparate, oscene, sistemate in uno spazio allo scopo di provocare eccitazione. Hanno un significato erotico diffuso. Sono cioè esempi di "nudus" - nude, semplici e vulnerabili.
Le fotografie di Cristian Crisbasan presentano nudi di una donna solo apparentemente frivola, rappresentante di un erotismo audace ma anche raffinato, in qualche maniera lascivo, che potrebbe essere interpretato come linea di confine con la licenziosità. Sono nudi che ricordano le classiche pose dell'Ottocento, riprese allo scopo di rappresentare la donna così com'è fatta, da un punto di vista anatomico. Sono ispirati alla vita reale, con tutti i difetti e le sproporzioni propri di una modella viva, autentica e non acconciata per la scena.
Lo sguardo di Crisbasan cerca la realtà - il contesto, lo schema compositivo cambia con ogni fotografia, ma la donna viene presentata sempre alla stessa maniera. La cosa importante è la genuinità e la naturalezza di un atteggiamento, la raffigurazione di gradazioni pittoriche esatte, il gioco di luce e ombra, luce e oscurità. Le parti anatomiche evidenziate sono parti di un corpus anatomico lineare.
La donna scelta da Crisbasan non è il prototipo della donna ideale. Non è una modella. Non è alla ricerca della perfezione e meno ancora dеll'artificialità. In effetti, Crisbasan confessa di non amare ritrarre le fotomodelle, proprio perché le vede artificiali, false e superficiali, alterate dalla professione stessa; anzi, la scelta di una modella è un'impresa che potrebbe diventare il soggetto di un documentario. Seguire la modella, in silenzio avvicinarsi a lei, la sensazione di fiducia trasmessa dall'artista fa sì che sia lei a togliersi i vestiti, quasi una diretta conseguenza, con il significato di una confessione.
Il voyeurismo di Crisbasan è evidente. Ma, allo stesso tempo, proprio perché è un voyeur, le sue immagini sono soggettive. A lui non interessa toccare; l'aspetto materiale è superficiale, perché non è questo quello che vuole. Così, la soggettività delle sue immagini lo sposta verso il regno delle belle arti piuttosto che verso le pubblicazioni erotiche. Non ci sono messe in scena, alla modella è permesso di agire come desidera. Ma soprattutto, egli provoca: è lui ad affermare l'indipendenza della donna dall'otturatore. Crisbasan non invita le sue modelle a "posare"; si potrebbe invece dire che le invita a un incontro molto intimo.




Cristian Crisbasan

DIGITAL SESSIONS

editore DAAB
edizione 2005
pagine 160
formato 16x18
hardcover
tempo medio evasione ordine
2 giorni

14.95 €
9.90 €

ISBN : 3-937718-30-3
EAN : 9783937718309

 
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