PRESENTAZIONE
Il Gran Dizionario Piemontese-Italiano fu concepito, progettato
e avviato alla stampa nel clima culturale del Risorgimento ormai in cammino
verso l'unità nazionale. L'intento dell'autore, Vittorio di Sant'Albino,
era dichiarato: concorrere ad insegnare a coloro che usavano abitualmente
il dialetto subalpino a conoscere la lingua nazionale per esprimersi correttamente
in essa, fornendone l'informazione lessicale, indispensabile a motivo
del frequente divario tra i due sistemi linguistici.
Il primo destinatario risulta «l'uomo di mezza istruzione, l'uomo che
vive alla giornata» (Prefazione, p. X), cui si vuole mettere «tra le mani
una guida facile e sicura... ove trovar tosto il più certo equivalente
a ciascun vocabolo del suo dialetto» (pp. X-XI).
Ribadivano ed esplicitavano ulteriormente l'enunciato "Gli Editori" nella
loro premessa, presentando il Dizionario quale «grandemente giovevole
e necessario a molte classi di persone fra noi; come ad esempio al negoziante,
al mercante, al manifatturiere, al bottegaio; cosi pure tornerà alcuna
volta opportuno negli uffizii pubblici, nello studio dell'avvocato, del
causidico, dell'ingegnere, e in ogni azienda, per dirla in una parola;
poiché... non manca da noi chi scrive lettere o parcelle infarcite di
voci tutt'altro che italiane» (p. VI).
Occorre dire che l'italiano proposto nelle dichiarazioni lessicali è fortemente
datato, di schietto timbro ottocentesco, traboccante di idiomatismi toscani,
che restano estranei al lettore moderno e - sia detto con ogni rispetto
- lo fanno talora sommessamente ridere.
Grandemente mutata «dopo cento anni di storia unitaria» era la condizione
socio-culturale, e di conseguenza quella linguistica, in particolare nella
città di Torino diventata pulsante e attraente centro industriale, quando
per iniziativa della "Famija Turinèisa" fu eseguita presso la Bottega
d'Erasmo una prima ristampa anastatica.
Nella "Presentazione" di Corrado Grassi il rilevamento dell'abbandono
progressivo del dialetto e della scelta della lingua italiana da parte
della classe operaia, come mezzo di elevazione in categoria sociale, portava
alla conclusione riduttiva del permanere di utilità del Dizionario in
funzione
degli studiosi e del perdurare di «un valore antiquario ed affettivo»
destinato all'apprezzamento di «pochi».
|
Oggi
il clima culturale è, in pochi decenni, ulteriormente cambiato, in apertura
alle più ampie dimensioni di vita politica e civile associata in una Comunità
europea, intensamente comunicante e interoperante con le altre comunità
dell'intero globo terrestre, che è situazione irrinunciabile ma disperdente
e spersonalizzante.
La riconsiderazione del valore di un'espressione linguistica particolare,
che trae le proprie origini da lontane vicende storiche, diventa problema
e suggerisce la via di presa di coscienza dell'identità personale, famigliare
e del gruppo, sia di quello nativo, determinato da circostanze oggettive
non dipendenti da opzioni di volontà, sia di quello elettivo, per scelte
a varia motivazione.
Per essere se stessi si viene a riconoscersi diversi, non necessariamente
od ovviamente i migliori; non in opposizione agli altri, ma in distinzione;
non per chiudersi in un isolamento compiaciuto e presuntuoso, ma per offrirsi
nello scambio, che nel dare e ricevere arricchisce ognuno.
Una rivisitazione del proprio passato, delle radici da cui è germinata
la nostra vita individuale, non può prescindere dalla conoscenza della
lingua in cui i nostri "antichi" hanno formulato e trasmesso le proprie
convinzioni e le proprie speranze, i programmi e i progetti, gli affetti
e gli sdegni e le preghiere.
Nella prima e unica Nota della loro breve introduzione gli Editori del
1859 si riferivano all'imbarazzo di chi non sapesse i corrispondenti italiani
di pruss, di ramassa e di bosc. Al piemontese di
oggi - non importa se da molte generazioni o di recente trapianto, purché
apprezzi e voglia sentirsi tale - sarà caro, coll'aiuto del Gran Dizionario,
scoprire che potrà vezzeggiare il suo bambino chiamandolo prussot;
che dè man a la ramassa, operazione indispensabile per la nettezza
della casa, può diventare, in certe circostanze, salutare programma politico;
che, per non venir considerato om d' bosch, occorre essere sempre
in grado di fè feu d' so bosch.
Nello sfogliare le pagine del Gran Dizionario, per una consultazione
che forse diventerà lettura, via via più incuriosita, più interessata,
più intenerita, ritroveremo le parole dei nonni, le espressioni delle
loro esperienze, le sentenze della loro saggezza, i proverbi che ci dicevano
aver udito dai loro nonni; si andranno ricomponendo nella memoria le filastrocche
e le formule dei giochi infantili; riemergeranno i versi e i motivi delle
vecchie canzoni che tanti hanno allietato.
Nostalgie? No: ma è fortunato chi può camminare guardando avanti, a un
futuro tutto da fare, sentendosi alle spalle un passato denso e valido,
non un peso ma un tesoro di memorie e di affetti, alimento e stimolo per
coerenti decisioni. Si cammina più lesti e più sicuri.
GIULIANO GASCA QUEIRAZZA S.J.
|
Vittorio di Sant'Albino
GRAN DIZIONARIO PIEMONTESE-ITALIANO
editore L'ARTISTICA
edizione 2011
pagine 1240
formato 19x27
legatura cartonata con dorso in pelle
tempo medio evasione ordine 5 giorni
80.00 €
80.00 €
ISBN : 978-88-7320-003-1
EAN : 9788873200031
|
|