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GILLES VILLENEUVE
la leggenda di un mito

EDIZIONE BILINGUE

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La storia per immagini del "canadese volante", un pilota dalla guida tutta rischio e irruenza, sempre al limite, che per milioni di appassionati è stato e continua a essere un idolo.

Gilles Villeneuve

Forse, non avrebbe mai potuto diventare campione del mondo. Forse nella sua guida sempre al limite, tutta rischio e irruenza, era già scritto l'epilogo della parabola di uomo e di pilota. Forse non possedeva lo stile di guida di jackie Stewart o di Niki Lauda, o la lucida visione di gara di Alain Prost e di Michael Schumacher. Ma poco importa. Per milioni di appassionati Gilles Villeneuve è stato e continua a essere un idolo. Il pilota dell'impossibile, una netta linea di demarcazione tra i campioni di un tempo, quelli che Enzo Ferrari era solito definire i "cavalieri del rischio", e quelli tutto calcolo e razionalità dell'era moderna. Gli sono bastate sei vittorie per offuscare la fama di tante icone della Formula i. Sei vittorie e una smisurata serie di imprese al limite dell'umano, delle leggi della fisica, del possibile. Come il duello a ruote inchiodate con René Arnoux, nel Gran Premio di Francia del 1979, o il giro su tre ruote a Zolder, nel Gran Premio d'Olanda dello stesso anno. E come dimenticare le vittorie del 1981 a Montecarlo e in Spagna, alla guida di una recalcitrante Ferrari turbo? Gilles sapeva fare con naturalezza quello che agli altri difficilmente sarebbe riuscito con tutto l'impegno del mondo. L'unico in grado di portare al limite monoposto mediocri, con telai ballerini e potenze incontenibili.
Ha vinto sei gare. Sei vittorie in tutto. Nulla, se paragonato ai sette titoli mondiali di Michael Schumacher, ma i tifosi e gli addetti ai lavori lo hanno eletto a loro idolo. E lo stesso Enzo Ferrari lo coccolava come un figlio. Forse perchè lui, abituato a giudicare i piloti con il metro del coraggio di Tazio Nuvolari, vedeva nel piccolo canadese, arrivato a Maranello quasi per caso, un degno erede del "Mantovano volante". Dopo la sua scomparsa dirà di lui: «... È stato campione di combattività e ha regalato, ha aggiunto, tanta notorietà alla Ferrari. lo gli volevo bene». Parole sentite, dette da un uomo profondamente segnato dalla vita, e per questo poco incline al ricordo e alla facile celebrazione.
Il suo è stato un cammino troppo breve, dominato dall'ebbrezza della velocità e dall'amore per il rischio. Ma costellato di episodi indelebili nell'immaginario collettivo, di imprese da ricordare negli annali. Come indelebile rimarrà per sempre il volto corrucciato di quel piccolo grande uomo, proveniente dalle piste ghiacciate dello sperduto Canada, che un giorno Enzo Ferrari chiamò a Maranello per dimostrare al mondo intero che in F1 le sue vetture potevano vincere anche con un pilota di motoslitte.
The illustrated story of the little Canadian driver who was always on the limit, a master of risk and recklessness, an idol for millions of fans both than and now.

Gilles Villeneuve

Maybe Gilles Villeneuve would never have become a world champion anyway. Maybe his destiny had already been carved in stone due to his reckless, on-the-limit drivin8 style. Maybe he didn't have the elegance of Jackie Stewart or Niki Lauda, or the calculatins racing vision of Alain Prost and Michael Schumacher. But it doesn't matter, because for millions of fans Gilles Villeneuve was, and continues to be, an idol. He was a driver who could do the impossible, a clear demarcation line between champions of an era, the ones that Enzo Ferrari used to call the 'cavaliers of risk', and all those calculating champions of the modern period. His six wins were more than enou8h to cast a shadow over the fame of many a Formula 1 icon. Six wins and a series of impossible exploits that challenged the laws of physics and nature. Like the wheel-to-wheel duel with René Arnoux in the 7979 French Grand Prix, or his lap on three wheels at Zolder in the Dutch Grand Prix the same year. Not to mention his wins in the 7987 Monaco and Spanish Grands Prix, at the wheel of an unwieldy Ferrari turbo. Gilles was capable of doins naturally what others did with all the commitment in the world. He was the only driver capable of takin8 a mediocre car to its limit, when the chassis was all over the
a road and the power was not to be tamed. He won six races, six races in total. This success was nothins compared to the seven world titles won by Michael Schumacher, but fans ano everyone involved in motor sport elected him their idol. Enzo Ferrari used to pamper him like a son. Ferrari, who judgec drivers with the same scale of courage he used for Tazio Nuvolari, saw in the diminutive Canadian driver a worthy heir to the 'Flying Mantuan'. Ferrari said atter his death: "... He was a champion fighter who added so much fame and notoriety to Ferrari, I loved him so much". These were sincere words, said by a man who was deeply scarred by life, ano for this reason not particularly inclined to memories ano celebrations.
Villeneuve's path in life had been far too short, a life dominated by the intoxication of speed and the love of risk. But it was also studded with indelible episodes that remain in the memory, feats that go down in history. Just like the face of the Little BS Man from the icy lakes of far-off Canada, whom Enzo Ferrari invited one day to Maranello tc demonstrate to the entire world that even a snowmobile driver could win with his cars in Formula 1.



Paolo D'Alessio

GILLES VILLENEUVE

editore GRIBAUDO
edizione 2009
pagine 186
formato 12,5x19
softcover
tempo medio evasione ordine
5 giorni

9.90 €
7.00 €

ISBN : 978-88-7906-754-6
EAN : 9788879067546

 
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