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IL PRETORE

1909: un giovane magistrato di origine piemontese, di ritorno al nord dopo i quattro anni di prima nomina in Calabria, è condotto da un complesso di circostanze a commettere un delitto da cui uscirà ricco e insospettabile ma ormai marcato nell'intimo. Sullo sfondo, un'Italia che si appresta a entrare nella prima guerra mondiale e i primi anni del conflitto. Una trama in cui il poliziesco rasenta a volte il romanzo nero; una storia tesa, amara dallo stile conciso e preciso di uno scrittore che per tutta la vita ha fatto anche e specialmente il giornalista.


IL NUOVO PRETORE, Mario Rondani, arrivò a Cariano tra la nebbia greve di un inoltrato pomeriggio d'autunno. Nella picola stazione l'omnibus rallentò penosamente e si fermò poi, gemendo, con due scossoni sgarbati. Attraverso il vetro appannato Rondani intravvide sul marciapiede un gruppetto di gente che guardava su ai finestrini. Capì che aspettavano lui.
Aveva trascorso la mattinata a Torino per le visite di dovere. Nel palazzone della Corte d'Appello era stato, dopo congrua attesa, ricevuto dal Primo Presidente e dal Procuratore Generale che lo avevano incoraggiato con frasi paterne più atte ad accrescere che a ridurre la distanza grande che correva tra loro, alti magistrati, e lui, piccolo pretore rurale. Quel ritorno in Piemonte lo aveva fin da principio infastidito e deluso. Non si aspettava di essere trattato così, come un novellino, dopo quattro anni passati in Calabria in una pretura non facile. Laggiù, quando era arrivato per il servizio di prima nomina, era stato ricevuto molto meglio. Forse con minore compitezza, ma con più calore e bontà. Il Procuratore Generale di Reggio, che era un gran cacciatore, gli aveva subito parlato di quaglie e di pernici, eletta fauna della sua giurisdizione, ed era stato proprio lui a inoculargli il gusto della caccia che lo aveva aiutato a non sentirsi solo in quel paese bellissimo, ma lontano dal ritmo consueto del suo spirito.
Non era stata la nostalgia a farli chiedere la nuova destinazione in Piemonte. Aveva soltanto voluto ravvicinarsi a suo padre che a Vernengo, il paese dell'Astigiano dove anche lui era nato, continuava la sua povera vita di sarto di campagna. In quei quattro anni Rondani non lo aveva riveduto che poche volte, d'estate, né mai era riuscito a condurselo via per qualche mese o anche, come avrebbe voluto, per sempre, in quella terra meridionale dove il clima, d'inverno, era assai più mite di quella della collina piemontese. Il sarto s'era sempre schermito mettendo innanzi ogni volta poco credibili impegni di lavoro. In realtà era atterrito dal pensiero del viaggio. Il solo nome di Calabria gli suonava come quello di un continente remoto, popolato da gente strana, dal linguaggio incomprensibile. Da ultimo, Mario non aveva più insistito per smuoverlo e aveva invece sollecitato il proprio trasferimento. [..]






Carlo Picchio

IL PRETORE

editore BIBLIOTECA DEL VASCELLO
edizione 2001
pagine 200
formato 14x20,5
brossura
tempo medio evasione ordine
ESAURITO

9.30 €
9.30 €

ISBN : 88-86312-61-X
EAN :

 
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