motore di ricerca
Diventa Fan su Facebook
cataloghi novità - Piemonte - Monferrato - Asticataloghi editorischede autorinotizie2022 Promozioni
Alcune proposte
IPAZIA MUORE
«Mentre scopre il volto nascosto di Demetra e si sente raccontare la sua stessa vita come lei non l'ha mai conosciuta, scopre anche una parte di sé che non ha mai esplorato, infinite cose che ha sempre saputo ma ha lasciato mute, inerti, senza interrogarle. È come se lei fosse se stessa e anche un'altra persona, una persona velata e nascosta che solo ora alza pian piano il velo, e cautamente si mostra per farsi guardare, guardare bene in faccia. Io sono sempre io, ma sono anche quest'altra, contro cui per tanto tempo ho vanamente lottato, pensa Ipazia. E le due parti di sé, così lontane e così stridenti, ora confusamente e con piacere-dolore cominciano a parlarsi, a fondersi insieme. Le è dolce abbandonarsi alle cose, aprire la porta così tenacemente sprangata per tanto tempo, e lasciare che quell'altra, che è sempre lei, si riversi nel suo animo e lo inondi, come un fiume in piena cui sono state aperte le dighe. È bello dire sì dopo tanti tenaci, testardi, durissimo.»

Poche donne nella storia ebbero la possibilità di distinguersi nelle discipline scientifiche, considerate appannaggio maschile. Molte dovettero pagare questa passione con la vita, quasi fosse una colpa di cui vergognarsi. La più nota, nella tarda antichità, fu senza dubbio Ipazia, scienziata e filosofa, nata ad Alessandria d'Egitto nel 370 d.C., inventrice di strumenti come il planisfero e l'astrolabio. Figlia del matematico Teone, e lei stessa prima matematíca della storia, fu la più nota esponente alessandrina della scuola neoplatonica, circondata dal rispetto di allievi giuntí da ogni angolo del mondo. Vissuta in un'epoca confusa e intollerante, segnata dallo scontro fra la civiltà ellenistica e il protocristianesimo, la fama di Ipazia suscitò l'odio del vescovo Cirillo al punto da fargli tramare la sua uccisione, avvenuta nel 415. Aggredita da un gruppo di monaci fanatici, fu trascinata in una chiesa e uccisa a colpi di conchiglie affilate. Mentre ancora respirava, le cavarono gli occhi come punizione per aver osato studiare il cielo. Dopo averla fatta a pezzi cancellarono ogni traccia di lei bruciandola.
Protagonista di una pagina poco nota della storia - raccontata anche in un film tanto atteso quanto discusso come Agorà di Alejandro Ameraar - Ipazia è oggi considerata la prima martire pagana del fanatismo cristiano. Lo stesso storico Edward Gibbon ha definito il suo assassinio, messo prontamente a tacere, «una macchia indelebile» nella storia del cristianesimo. In questo romanzo l'autrice ricostruisce la vicenda umana della filosofa, con i suoi affetti, la sua sete dí conoscenza e il suo bisogno di amore: una donna la cui volontà non diede mai segno di piegarsi a ciò che il destino e la sua epoca le avevano riservato.
1.

Tutta la notte Ipazia ha camminato su e giù per la casa; non ha mai dormito; tutti hanno udito i suoi passi nervosi, su e giù, in tutte le direzioni; solo ogni tanto si riposava su una sedia o si sdraiava sul letto, nel vano tentativo di dormire un poco, ma niente, non le è riuscito. Demetra si è alzata due o tre volte, sentendola muoversi per casa: «Che hai, Ipazia, stai male? Devo prepararti qualcosa?»
Ma Ipazia l'ha rimandata a letto sbrigativamente, con irritazione: «Non ho bisogno di nulla, solo di essere lasciata in pace».
Demetra l'ha guardata con apprensione, incerta se obbedire alla sua padrona e lasciarla sola, o se invece occuparsi di lei, anche contro il suo volere.
«Cerca di dormire», le ha detto con dolcezza. «Domani riprendi le tue lezioni al Museo. Devi essere in forze se vuoi tener testa ai tuoi allievi.»
Questo discorso ha portato l'irritazione di Ipazia fino al parossismo. Con voce sgarbata si è rivolta alla sua serva: «Sta' zitta, Demetra; tu pensa a tener pulita questa casa e a preparare buoni cibi. Come io faccio le mie lezioni non è cosa che ti riguardi».
Cammina ancora, nervosamente, per la stanza, come a sfogare nel movimento il nervosismo che la tormenta.
«Sì, Ipazia», dice Demetra con mitezza, «io devo pensare ai miei compiti e tu ai tuoi. Vado a prepararti un decotto di erbe, un
rimedio che conosco bene, infallibile; vedrai che ti farà dormire.»
Ipazia annuisce, ma pensa ad altro. È piena di inquietudine e non ne capisce il perché. È l'inizio di un nuovo anno al Museo, sì; ma non è certo la prima volta che fa una lezione inaugurale. Ci saranno dei provocatori che le porranno delle domande a tranello,
sperando di coglierla in fallo e di ridere di lei, di suscitare controdi lei un coro di maligne risate; sì. Ma anche questo non è nuovo.
[..]




Maria Moneti Codignola

IPAZIA MUORE

editore LA TARTARUGA EDIZIONI
edizione 2010
pagine 220
formato 14,5x21
brossura con alette
tempo medio evasione ordine
ESAURITO

18.50 €
18.50 €

ISBN : 978-887738491-1
EAN : 9788877384911

 
©1999-2024 Tutti i diritti riservati
Via Brofferio, 80 14100 Asti - Piemonte - ITALY
Cell +39 3490876581
Spedizioni corriere espresso in Italia e in tutto il mondo
Riceviamo in sede su appuntamento
P.IVA 01172300053 - Cod.Fisc. BSSVCN50C23B425R - REA AT-93224
ebussi50@gmail.com