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MACRINO D'ALBA

Non è stato facile approdare a una nuova ed esauriente monografia su Macrino. Pittore poco cordiale, che si difende dietro uno schermo severo di cultura "alta" e non regionale, finisce per risultare isolato in Piemonte e sfuggire quasi programmaticamente ad ogni confronto diretto. Maestro anche sfortunato nelle sue scelte stilistiche che cede al fascino dell'antiquaria quattrocentesca quando nell'Italia settentrionale trionfano le indicazioni leonardesche in favore di una nuova sentimentalità di immagine, specie per quanto riguarda i "moti mentali"; vale a dire il delicato vibrare psicologico dei personaggi, in particolar modo dei ritratti. Ci è voluta tutta la pazienza, l'ostinazione e propriamente la resistenza fisica di Edoardo Villata per stanare Macrino dalla sua inaccessibilità e portarne alla luce un convincente itinerario storico, stilistico e, in quanto tale, anche umanamente significativo. Ai tempi del mio libro sul casalesi (1970) mi ero dato per sconfitto e avevo deciso che l'impresa non valeva la pena; ora mi devo ricredere di fronte al buoni risultati di un giovane studioso più resistente di me.

La generazione degli storici dell'arte che si affaccia oltre il nuovo secolo è cresciuta con convinzioni diverse dalle nostre e sfida la reticenza della storia (e della storia dell'arte ovviamente) con strumenti più affilati e, per fortuna, con minor presunzione. Macrino non è personalità da sofisticati critici-conoscitori - la sua mano è per solito facilmente riconoscibile - costituisce invece una sfida difficile per i conoscitori-storici, che devono districarsi nei meandri della cultura figurativa italiana al tramonto del Quattrocento e ricomporre il mosaico fino ad oggi sconnesso di alcuni aspetti del Rinascimento in Piemonte.
La vigile e creativa attenzione che Villata ha dedicato al documenti figurativi, a quelli notarili e all'ampio repertorio delle fonti disponibili (o da lui identificate) gli ha consentito di fornirci una convincente panoramica sui protagonisti del Rinascimento albese (figure di primo piano e comparse, artisti e committenti, strategie familiari e progetti personali) che farà da indispensabile supporto alle ricerche future. Accanto alla monografia recente su Gandolfino da Roreto (1998) e al libro sul Duomo di Torino del 1990 la monografia di Villata su Macrino costituisce un prezioso tassello del mosaico di ricerche sulla cultura figurativa piemontese e le sue aperture sopraregionali che va prendendo corpo sempre più vistosamente e si intreccia con autorità alle indagini parallele in altri campi disciplinari.
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dalla Presentazione di
GIOVANNI ROMANO

La scelta di Edoardo Villata di sottoporre all'indagine l'opera e la fortuna di Macrino d'Alba, è particolarmente motivata e opportuna. Dopo i recenti studi iniziati con i "primitivi" piemontesi indagati dallo stesso Villata e da Simone Baiocco entrambi pubblicati nei volumi della collana della Cassa di Risparmio di Torino curata da Giovanni Romano, l'attività del maestro è stata oggetto di valutazioni e di una perdurante popolarità che lo ha voluto vedere come l'antagonista dell'astigiano
Gandolfino da Roreto
.
Il volume è il frutto di un'indagine estremamente rigorosa già avviata da Villata precedentemente con articoli sparsi su riviste d'arte. La ricostruzione del fitto tessuto costituito dall'attività artistica nel Piemonte, alla fine del Quattrocento, estesa fino al primo quarto del Cinquecento, riceve un prezioso contributo.
Macrino, soprannome di Gian Giacomo di Alladio (1465/70 - dopo 1513), è pittore che lavora ad Alba, a Casale Monferrato, a Roma. Per Asti è famosa la commissione ricevuta dai padri della Certosa (1498), tavola oggi conservata a Torino nella Galleria Sabauda, ma importanti committenze furono anche quelle per la Certosa di Pavia e per il Duomo di Torino. Albese di nascita fu apprezzato al di fuori della cerchia locale tanto da essere una figura isolata nella pittura quattrocentesca piemontese. A Roma giunge molto giovane e porta di ritorno ad Alba una moderrnità non ancora percepita da altri pittori, che lo porta ad essere l'artista della corte dei Paleologi.
Ritrattista raffinato e aggiornato sugli esempi leonardeschi, ne è prova il ritratto di Anna di Alencons eseguito per il Santuario di Crea, scelta felice per la foto di copertina, Macrino diventa in breve tempo richiesto e "alla moda".
Il lettore è posto nella condizione di apprezzare compiutamente la singolarità del pittore, già ampiamente conosciuto dalla critica, sono molte le opere di Macrino firmate e datate, inoltre la sua maniera è ben riconoscibile, ma finora la personalità del maestro non era stata indagata né studiata in rapporto alla cultura del tempo, merito di Villata è aver "criticamente" analizzato la variegata attività dell'artista. Il libro, come scrive Giovanni Romano nella prefazione, "costituisce un prezioso tassello del mosaico di ricerche sulla cultura figurativa piemontese e le sue aperture sopraregionali che va prendendo corpo sempre più vistosamente e si intreccia con autorità alle indagini parallele in altri campi disciplinari".

Ivana Bologna

da Il PLATANO
ANNO XXV II semestre - 2000

 






Edoardo Villata

MACRINO D'ALBA

editore L'ARTISTICA
edizione 2000
pagine 228
formato 23,5x31,5
rilegato, con sovracoperta colori
tempo medio evasione ordine
5 giorni

67.50 €
67.50 €

ISBN : 88-7320-027-3
EAN :

 
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