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LA NAZIONALE DI PALLAPUGNO
e degli sport sferistici
Dimenticare è povertà d'intelletto, il ricordo è saggezza.
Lasciando questo mondo i nostri ricordi non vanno perduti, ma diventano patrimonio di chi occuperà il nostro posto.
Il ricordo è pur sempre il fratello della speranza di ritrovarci dopo domani in un luogo dove la carne non avrà più peso.
Ogni libro ha un'anima. L'anima di chi lo ha scritto e di quelli che lo hanno letto.
La palla colpita con le mani, nel mondo, ha le stesse sfumature e fascino della pallapugno. La bellezza delle Langhe con il Monviso che a volte si presenta all'orizzonte
in modo splendente e maestoso; a volte riposa soffuso in una soffice e tenue foschia. E' un paesaggio unico, irripetibile, affascinante come il nostro gioco, i cui protagonisti devono possedere doti di forza, tecnica e il traino della mente.
E' sport di grande nobiltà che non è diritto di nascita, ma frutto delle nostre azioni.

Sergio Corino è un benemerito della pallapugno. Appartiene a una famiglia che ha dato grandi campioni a questo sport, come Beppe scudettato negli anni Sessanta e come, soprattutto, Roberto, più volte tricolore in queste stagioni recenti e una gran voglia di ricimentarsi al massimo livello, nonostante il sopraggiungere di nuovi atleti eccellenti sul terreno degli sferisteri. E' la legge cronologica alla quale non si sfugge, guai a non accettarla.
Ci furono, è vero, delle tempre straordinarie che a cinquant'anni davano ancora del filo da torcere a chiunque li sfidasse, l'Augusto Manzo per citare il più rappresentativo, ma anche il Felice Bertola che, più giovane, non gli fu e non gli è da meno. Avrete capito che mal me ne incoglierà avendo azzardato dei nomi in una disciplina agonistica dove i giocatori di razza sono tanti, quasi quanti ne contava o se ne attribuiva la DC dei tempi eroici (per i meno vecchi, leggi Democrazia Cristiana) in fatto di politici in vero di gran statura senza volere stabilire confronti con la classe attuale, qualunque schieramento si ecoscandagli.
Bene, venendo a Sergio della famiglia dei Corino che giunse a schierare in campo anche un Corino IV, alla maniera dei calciatori che furono, egli è soprattutto un tecnico, un profondo conoscitore di regole, di astuzie, di drittate, di temperamenti, e queste esperienze gli sono state utili nella scelta dei giocatori da convocare per esibirli nello scenario internazionale, alternandoli con intelligenza, spronandoli, elargendogli quelle raccomandazioni fra consigli e comandi che ne scolpiscono infine il carattere mettendone a nudo l'indole vera, certe volte insospettata in coloro stessi che se la portano indosso, che se ne vestono. Non per nulla il Sergio (l'articolo determinativo in realtà non appartiene alla fraseologia nordica, ligure-piemontese) fu un brillante tenente degli Alpini quando la Leva chiamò, come si usava ed era scuola eccellente di conoscenze, di esperienze, di saper vivere:
guardandoci attorno, verrebbe da dire gran peccato che la si sia sospesa o forse del tutto abolita.
In quella veste, volenti o meno, le decisioni tocca adottarle. A volte manca il tempo per riflettere sulla scelta, bisogna individuarla lì per lì. E voi volete che le menti bene dotate non traggano indicazioni da tutto questo, che non le applichino in corso di attività ovunque poi la sorte chiami? Così il Nostro venne a trovarsi, e ne sono passati degli anni, a guidare la Nazionale italiana che si esibiva ogni quadriennio nei mondiali affrontando
le formazioni esperte di giochi sferistici. Ebbene, nei diciassette anni in cui io presiedetti la Federazione,
delle gran belle soddisfazioni Corino me ne arrecò non soltanto con più vittorie nelle varie specialità messe a confronto di qua e di là dall'Atlantico, tornando in Patria iridato lui e i suoi giocatori, ma facendomi pervenire dopo ogni partita in terra straniera una cartolina firmata da ciascun atleta: secondo le forse tramontate buone maniere di chi non trascura le gerarchie sia pure le più cordiali, quasi familiari. Perché la pallapugno, il pallone elastico prima che gli mutassi la denominazione ufficiale, fu sempre "familia", aggregazione di affetti, di rispetto, di metodi tesi a premiare il valore e a non svilire quanti si trovassero in temporanea disgrazia atletica.
E fu cameratismo, proprio perché nelle lontane trasferte ci si condivideva le stanze per il riposo, per la notte, così che ciascuno conosceva il compagno sempre meglio.
In un'epoca in cui, quale la nostra, protagonisti grandi e specie piccoli si danno da fare buttando giù memoriali o semplici memorie perché tutto ai loro occhi appare memorabile, in questa epoca appunto voi potevate pensare che un grande Mister carico di glorie non le passasse in rassegna e, a mano a mano, non ce le sottoponesse con linguaggio diaristico, quasi tacitiano? lo non so se fu la Monica Bertolino, ormai saldamente al timone della Fenoglio Editore, a suggerirgli l'avventura letteraria, o se fu il gran patron editoriale Franco Fenoglio che di opere pallonistiche ne stampò una bella serie. E' più probabile che l'iniziativa sia nata interamente nella mente e nella legittima ambizione di Sergio spalleggiato dai consensi dell'onnipresente sua consorte: e si sa che i consigli delle donne sono in genere preziosi e di vista lunga.
Del resto basterà avviarsi in questa coinvolgente avventura dei tanti mondiali di pallapugno alla Corino, perché l'avveduto lettore subito lo scopra e in ogni modo si senta in debito di gratitudine verso chi lo rallegrò nella lettura sollecitandolo nei meandri più curiosi.

Franco Piccinelli
Presidente d'Onore FIPAP
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2012
La stampa
Curiosità
Testimonianze
Il sogno olimpico
Specialità
Medagliere
Riepilogo




Sergio Corino

LA NAZIONALE DI PALLAPUGNO

editore FENOGLIO EDITORE
edizione 2013
pagine 160
formato 20x20
brossura
tempo medio evasione ordine
2 giorni

15.00 €
11.20 €

ISBN :
EAN :

 
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