All'indomani della Grande Guerra, Torino è a una svolta: l'industria deve riconvertirsi dopo lo sforzo bellico, s'infiammano le lotte operaie, le fabbriche vengono occupate. 
      È il «biennio rosso», che la città vive con particolare intensità. 
      Di lì a poco, però, il fascismo s'imporrà, con la violenza, ma anche con il consenso. Sono i lunghi anni del regime, durante i quali 
      Torino cambia pelle ancora una volta e si fa sempre più metropoli. 
      Gli anni della modernità, del Lingotto e della nuova via Roma, delle grandi infrastrutture e delle avanguardie della nuova industria 
      (la FIAT, ma anche Riccardo Gualino e la SNIA Viscosa), delle bambole Lenci e della nascente moda italiana. 
      Ma anche gli anni delle adunate oceaniche, 
      del regno d'Albania, dell'impero e dell'autarchia, per finire con le leggi razziali e con la preparazione strisciante, mai dichiarata ma inevitabile, agli anni della guerra che già incombe. 
      La vita quotidiana dei torinesi tra i due conflitti mondiali, illustrata attraverso le pagine dei giornali dell'epoca e un apparato iconografico di straordinario valore 
    emotivo e documentario. 
     
    INTRODUZIONE 
     
    Una città fascista? 
    Lie vicende narrate in questo volume coprono un periodo della storia di Torino attraversato per intero dall'esperienza fascista, colta nel suo aspetto trionfante. Poi verrà l tempo della disfatta: ma apparterrà a un altro momento, produrrà altre situazioni, ncontrerà altri attori. Salvo LUI, che ne rimarrà incontrastato dominatore, figura centrale e paradigmatica, sino alla dissoluzione finale. 
    Diventa perciò legittimo chiedersi in quale misura i quasi vent'anni di questo fascismo, dominato dalla figura, ancora e sempre carismatica, di Mussolini, abbiano influenzato Torino, la sua vita e il suo costume, non diversamente da come hanno influenzato il resto d'Italia. Com'è evidente — ed è quasi banale dirlo — la risposta non può essere univoca. Si tratta però di stabilire se la convivenza fra Torino e il fascismo si sia caratterizzata per una sua specificità, oppure se si sia semplicemente uniformata a quanto avveniva nel resto del Paese. 
    Senza dubbio, anche Torino ha subito un'opera di progressiva fascistizzazione della struttura amministrativa, adeguando il funzionamento della macchina comunale e, più in generale, dei poteri locali alle direttive impartite dal regime. Direttive che, molto spesso, rispondendo più al desiderio di autoaffermazione dei singoli gerarchi che a effettive necessità, si caratterizzavano per la loro sostanziale assurdità. Anche a Torino, come nel resto d'Italia, è stato imposto l'uso del «voi»; ma l'obbligo imposto ai pedoni di tenere «sempre» la sinistra, che funge da epigrafe al presente lavoro, è una peculiarità torinese. 
    Così pure, anche i giornali torinesi si sono allineati alle direttive impartite dal regime: in qualche caso per mero opportunismo, in altri per ragioni di sopravvivenza, mentre in altri ancora si è trattato di un'adesione convinta. Allo stesso modo dei giornali, gli stessi torinesi in molte circostanze hanno risposto con entusiasmo e non soltanto dietro sollecitazione o per disposizione del partito alle manifestazioni di massa che hanno scandito momenti solenni nella vita del regime. Nelle maree umane che la sera del 5 maggio 1936, e poi ancora la sera del 9, hanno invaso corsi e piazze cittadini per ascoltare la parola del Duce che annunciava la conquista dell'Etiopia e la proclamazione dell'impero, vi erano certo quanti rispondevano alle direttive impartite dal foglio d'ordini del partito. Ma vi è stata anche un'adesione spontanea e genuinamente entusiastica. 
    Tutto vero, ma... ma sotto la superficie appare e si agita una realtà almeno in parte diversa. Metropoli industriale e città operaia per eccellenza, Torino ha percepito probabilmente in ritardo l'ampiezza e la pericolosità del fenomeno fascista. Questo soprattutto da parte industriale, dove molti indizi fanno ritenere che, almeno agli inizi, il fascismo sia stato considerato alla stregua degli altri fenomeni di disadattamento prodotti dalla guerra, la deriva estrema e violenta del nazionalismo; o, nella migliore delle ipotesi, come un utile compagno di strada - di cui sarebbe stato possibile liberarsi in qualsiasi momento - nella battaglia antisocialista.     | 
    INDICE 
       
      Introduzione 
      Una città fascista? 
      capitolo I 
      Il prezzo della guerra. Una pace difficile 
      capitolo II 
      L'ora della violenza 
      capitolo III 
      Una città multiforme 
      capitolo IV 
      La ricerca della modernità 
      capitolo V 
      La corte ritrovata 
      capitolo VI 
      Tra luci e ombre 
      capitolo VII 
      Opere del regime? 
      capitolo VIII 
      «Nuovi» torinesi per un'Italia «nuova» 
      capitolo IX 
      Consenso 
      capitolo X 
      Autarchia 
      capitolo XI 
    Il principio della fine | 
      
       
        
       
        
           
             
             Pier Luigi Bassignana  
 
 TORINO FRA LE DUE GUERRE  
 
editore CAPRICORNO  
edizione 2014  
pagine 144  
formato 17x25  
 brossura  
tempo medio evasione ordine  ESAURITO  
 
9.90 €  
 9.90 €  
 
ISBN : 978-88-7707-200-9  
EAN  : 9788877072009  
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