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TRE GIORNI A LUGLIO
Un'amicizia nei giorni della Repubblica Astese del 1797
Romanzo
...E poi sono venuti loro: Secondo Arò, Gioachino Testa, Felice e Giovanni Berruti ed altri, tanti altri. Sono i cittadini astesi, così si chiamavano in quegli anni di fine Settecento.
Respirando a pieni polmoni gli aneliti di Libertà venuti col vento dalla Francia, anche sulle note del Ca ira e della Carmagnola, hanno pensato, organizzato e realizzato il sogno più bello: fare di Asti una Repubblica, vera e libera, affrancata dal dominio sabaudo, lo stesso che aveva spinto Alfieri a lasciare Torino e la terra subalpina ed andare in Toscana a Spiemontizzarsi.
La Repubblica Astese del 1797, durata solo i tre drammatici giorni di fine Luglio, è quella che farà scrivere a Giosuè Carducci nel poema Piemonte le parole: Asti repubblicana ...
Sui fatti storici di quei giorni, studiati ed inseriti puntualmente quale fondale vero e drammatico della vicenda, ho scritto un romanzo storico, l'amicizia tra due ragazzi, nell'età in cui si affacciano alla gioventù.
QUATTRO PAROLE D'AUTORE
Introduzione dell'Autore


La presentazione di Tre giorni a Luglio potrebbe essere racchiusa in una sola, immensa parola: Libertà.
Ho imparato a conoscerla già nell'adolescenza, leggendo le avventure dei cavalieri erranti, lanciati liberi all'avventura sul loro cavallo.
Nel periodo della vita in cui scrivere testi per canzoni è stato il mio impegno maggiore, unico, ho infilato la parola Libertà in ogni testo in cui mi è stato possibile, attraversando il periodo che va dal 1967 al 1975, anni in cui la Libertà correva coi cortei degli studenti, con canzoni strepitose da Parigi a Milano, da Roma a New York.
Dal 1974 sono entrato, da una porticina d'accesso, nel mondo del cinema. Ho conoscito tante persone ma la magia dell'incontro con Riccardo Cucciolla, il formidabile interprete, con Gian Maria Volontè, dello stupendo film Sacco e Vanzetti, è stato un omaggio sincero a quella parola.
Tra il 1974 ed il 1987 ho scritto soggetti per il cinema ora diventati libro in Vite di sponda, in cui, come per le canzoni, ho presentato vicende e personaggi alla ricerca della Libertà o in sua difesa. Titoli come Hotel Europa, Abiura e Lugano bella hanno la Libertà quale vera protagonista. L'amore per la mia città, la bella e grande Asti, è infinito. Scoprire e leggere la vita di Vittorio Alfieri, il mio più grande concittadino, leggere i suoi scritti, mi ha aperto orizzonti in cui la Libertà mi ha portato lontano. E poi sono venuti loro: Secondo Arò, Gioachino Testa, Felice e Giovanni Berruti ed altri, tanti altri. Sono i cittadini astesi, così si chiamavano in quegli anni di fine Settecento.
Respirando a pieni polmoni gli aneliti di Libertà venuti col vento dalla Francia, anche sulle note del Ca ira e della Carmagnola, hanno pensato, organizzato e realizzato il sogno più bello: fare di Asti una Repubblica, vera e libera, affrancata dal dominio sabaudo, lo stesso che aveva spinto Alfieri a lasciare Torino e la terra subalpina ed andare in Toscana a Spiemontizzarsi.
La Repubblica Astese del 1797, durata solo i tre drammatici giorni di fine Luglio, è quella che farà scrivere a Giosuè Carducci nel poema Piemonte le parole: Asti repubblicana, fiera di strage gotica e de l'ira di Federico... Sui fatti storici di quei giorni, studiati ed inseriti puntualmente quale fondale vero e drammatico della vicenda, ho scritto la storia dell'amicizia tra due ragazzi, nell'età in cui si affacciano alla gioventù.
Stefano ed Antonio, tredici anni il primo, dodici il secondo passano i giorni a vivere la vita ma poi la situazione che si viene a creare in città li divide, li allontana, Stefano con la foga di voler diventare giacobino combattente per la difesa della Repubblica ed Antonio che si ritrova ad essere il messaggero della controrivoluzione, un porta ordini per le vie della città. Nel romanzo Asti presenta le sue vie di allora, le osterie, i palazzi e le chiese diventati teatri degli eventi drammatici della Repubblica Astese.
È la storia che si ripete. Non è forse successa la stessa cosa dopo l'otto Settembre 1943 quando amicizie e parentele esplosero per prendere strade diverse, sulle montagne partigiane o nei reggimenti repubblichini?
Ho usato me stesso e la mia famiglia nella scelta dei nomi dei due giovani protagonisti. Io mi chiamo Livio, Antonio, Stefano. Ed allora il giovane figlio dell'oste Pietro Musso, padrone dell'osteria "Due Drapò" di San Rocco, si chiama Stefano Musso mentre il piccolo figlio del primo cameriere di stanza del marchese Mattia Mazzetti di Frinco è Antonio Ferrero, il cognome di mia madre.
E Livio? Livio diventa Livia ed è la sorella diciassettenne di Stefano. Nella vicenda vi è un personaggio, Foresto, che compare di tanto in tanto, specialmente ai "Due Drapò". E' la voce dell'autore, la mia voce. Come si capisce? Quando lui, a Pietro Musso che gli domanda l'età, risponde "Sono nato nel Quarantatrè, di settembre." Ed io sono nato il 6 Settembre del 1943.
Buona lettura, con tutto il cuore.

Livio Musso




Livio Musso

TRE GIORNI A LUGLIO

editore TIPOGRAFIA ASTESE
edizione 2012
pagine 240
formato 15x21
brossura
tempo medio evasione ordine
2 giorni

15.00 €
15.00 €

ISBN :
EAN :

 
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