motore di ricerca
Diventa Fan su Facebook
cataloghi novità - Piemonte - Monferrato - Asticataloghi editorischede autorinotizie2022 Promozioni
Alcune proposte
Recensioni IL MESTIERE DI INSEGNARE
da Cultura & Spettacoli di martedì 31 maggio 1994

IL MESTIERE DI INSEGNARE SECONDO AUGUSTO MONTI

Le sue opere erano introvabili. Ora tornano in libreria gli scritti scolastici di un Maestro di democrazia dimenticato.
 

Pier Franco Quaglieni


Le opere di Augusto Monti erano di fatto introvabili. L'editore Einaudi non le ristampava più da molti anni. E' merito indiscusso di un piccolo editore di Cuneo, l'Araba Fenice, aver predisposto la pubblicazione dell'opera omnia di un autore considerato controcorrente. Lo scorso anno venne pubblicata la narrativa di Monti insieme ad un libretto, Realtà del partito d'azione, uscito nel 1945 e mai più ripubblicato. Da pochi giorni è in libreria la raccolta degli scritti scolastici di Monti (Scuola classica e vita moderna e I miei conti con la scuola) curata con un nuovo titolo, Il mestiere di insegnare, da Remo Fornaca e Aldo Mola.
Se introvabili erano i libri, in realtà - a neppure trent'anni dalla sua morte - Augusto Monti sembra essere diventato un carneade o quasi. Uno studente universitario, recentemente, lo ha confuso con Vincenzo Monti. Ma, al di là dell'episodio curioso, resta il fatto che su di lui è caduto l'oblio. Eppure Monti è stato uno dei mostri sacri dell'antifascismo non solo subalpino. Maestro di Pavese, Bobbio, Mila, Giulio Einaudi e di tantissimi altri giovani destinati a trovare nell'impegno antifascista la loro strada, egli insegnò nel più prestigioso liceo classico torinese, il "d'Azeglio", lasciando un ricordo che sembrava indelebile. Nella recente presentazione del Mestiere di insegnare nell'aula magna del liceo a lui dedicata non c'era neppure uno studente. La cosa ha provocato scandalo, ma, se si rileggono attentamente i suoi scritti, ci si accorge che - andando oltre le sue scelte di sinistra - Monti sostenne posizioni difficilmente conciliabili con la scuola nata nel '68.
Convinto riformatore, egli sostenne la necessità di studi severi, di una durissima selezione del corpo docente, di un impegno scolastico che non lasciava spazio al permissivismo facilistico che ha imperversato nella scuola italiana senza contribuire in nessun modo a rinnovarla.
Due anni dopo la sua morte, nel '68 la scuola fu colpita dal virus di una contestazione caotica e confusa, dogmatica e intollerante nelle sue incertezze ideologiche.
Il profeta casareccio dei contestatori fu don Milani che con il suo ineffabile libello Lettera ad una professoressa, in modo generico e fazioso, mise sotto processo la scuola italiana e i suoi docenti. Altro in sintonia con i "moti" del '68 fu Descolarizzare la società di quell'Ivan Illich che proponeva utopiche alternative alla scuola vista come una struttura soffocante e, naturalmente, autoritaria.
Invano nel 1975, Vittoria Ronchey in Figlioli miei, marxisti immaginari, denunciò "la repressività dell'antirepressività", la retorica pseudo-rivoluzionaria e la demagogia velleitaria che inquinava la scuola italiana.
Di fronte alla crisi della scuola nessuno si mosse: né i ministri, né i provveditori, né i presidi. Per anni la scuola fu lasciata andare alla deriva. Almeno due generazioni di giovani furono sacrificate sull'altare della sottocultura. I titoli di studio venivano dati con voto politico, la scuola si trasformò in un assurdo "diplomificio" a buon mercato con un esame di Stato ridicolo, "sperimentale" da ...venticinque anni.
E' evidente che in questo quadro desolante che ha mortificato per molti anni la cultura e la scuola, non ci potesse essere posto per un uomo di sinistra che credeva in una scuola di Stato seria e rinnovata, senza rinnagare i valori della cultura classica, considerati un elemento formativo di fondamentale importanza. Mentre lo studio del latino era considerato un utile rompicapo, la testimonianza di Monti diventava piuttosto fastidiosa e imbarazzante al pari di quella di Concetto Marchesi, l'unico marxista che difese la scuola umanistica. Così l'editore Einaudi non ripubblicò più le opere montiane e il maestro di democrazia e di antifascismo venne messo in soffitta.
Tra il resto, su di lui avevamo esercitato il loro magistero uomini come Gaetano Salvemini e Luigi Einaudi, anch'essi ovviamente da riporre nello scaffale più alto della biblioteca, se non addirittura da destinare al rogo.
Ad esempio, Monti ebbe il coraggio di far sua la proposta einaudiana volta a togliere il valore legale ai titoli di studio (unico modo per non confondere il diritto allo studio con quello, assurdo, al titolo di studio); dopo il '68 si pensò invece solo a distribuire pezzi di carta inflazionati, ottenuti con il minimo sforzo, ignorando che il fine della scuola è quello di formare culturalmente i propri allievi.
In una temperie politico-culturale profondamente mutata Monti ricompare nelle librerie.
C'è da sperare che, com'è accaduto, non continui ad essere confuso con il traduttore dell'Iliade.
In una scatola che ha immesso nei ruoli ope legis centinaia di migliaia di professori senza nessuna verifica preliminare, non ci sarebbe affatto da stupirsi. Il '68 ha portato al potere, più che l'immaginazione, l'ignoranza e l'irrazionalismo più beceri, cammuffati da progressismo: in una parola, il berretto a sonagli invece di quello frigio.
Augusto Monti

IL MESTIERE DI INSEGNARE

editore ARABA FENICE -
edizione 1994
pagine 616
formato 15x21
cartonato con sovracoperta plastificata
tempo medio evasione ordine
ESAURITO

25.00 €
25.00 €

ISBN :
EAN :
©1999-2024 Tutti i diritti riservati
Via Brofferio, 80 14100 Asti - Piemonte - ITALY
Cell +39 3490876581
Spedizioni corriere espresso in Italia e in tutto il mondo
Riceviamo in sede su appuntamento
P.IVA 01172300053 - Cod.Fisc. BSSVCN50C23B425R - REA AT-93224
ebussi50@gmail.com