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      un viaggio periglioso, con passaggi che a tratti sembrano insormontabili, 
      quello fatto e proposto da Bruno G. Bara. Ma finisce per essere un modo 
      per rivisitare il mondo con una chiave nuova, che in realtà è 
      antica, ma, nell’avarizia di memoria che affigge l’epoca attuale, 
      è utile a rimettere le cose al loro posto e a dare una giusta dimensione 
      anche al termine globalizzazione, oggi abusato quanto quello di comunicazione, 
      che è patrimonio di tutti e non è esclusiva di nessuno. (Roberto Duiz, «Specchio», 31 maggio 2003)
 
 
 
 
 
 
 
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